Disturbi alimentari

Si possono classificare in due categorie specifiche: l’anoressia e la bulimia nervosa. L’anoressia nervosa è un disturbo che compare prevalentemente nel sesso femminile e in piccola percentuale anche in quello maschile.

La caratteristica principale attraverso cui si manifesta è il rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra del peso minimo normale; i sintomi di questa patologia sono diversi: il più importante e indicativo è forse l’assenza del ciclo di almeno tre settimane (sintomo esclusivo solo dell’anoressia), un altro sintomo è il peso che oscilla tra i 15 o e i 12 Kg in meno rispetto a quello normale e un dimagrimento repentino iniziato da almeno 5 mesi attraverso diete, con il nascondimento e lo sminuzzamento del cibo e con il vomito provocato in diversi mezzi.

Altre caratteristiche che evidenziano tale disturbo sono la costante paura di ingrassare e paradossalmente la presenza in quasi tutti i discorsi del soggetto del cibo.

Origini psichiche

Per ciò che riguarda gli aspetti psicologici del disturbo, quelli di maggior interesse sono sicuramente il processo di separazione e individuazione adottati dal soggetto, o il modo in cui viene percepita dallo stesso l’imago materna la quale ha delle ripercussioni sul livello di autostima o sulla percezione di sé, sulla femminilità e sull’identità sessuale nella quale sono presenti delle difficoltà specialmente nella fase orale.

Un altro aspetto fondamentale è sicuramente il rapporto che ha la persona con il sistema familiare e in particolar modo con la madre. Spesso rifiuta il cibo in forma di ribellione e autonomia invece poi paradossalmente riconferma questo legame atavico.

Oltre all’aspetto familiare è molto importante anche conoscere come il soggetto si rapporti con il mondo esterno: spesso sono presenti senso di inadeguatezza e vulnerabilità molto rilevante è anche il rapporto dello stesso della propria identità e mito della magrezza.

LA BULIMIA

La bulimia nervosa si presenta con un quadro sintomatologico chiaro e preciso, caratterizzato da continui e incontrollabili accessi di fame che obbligano il soggetto a ingurgitare grandi quantità di cibo in maniera frettolosa. Tale accesso alimentare è propriamente definito abbuffata, al termine della quale solitamente si prova un senso di colpa e forte ansia unita a vergogna, emozioni che fanno sì che il soggetto la pratichi segretamente, in particolar modo nelle ore notturne.

Durante ogni abbuffata è tipica l'impressione di non sapere gestire la situazione e di perdere di conseguenza ogni controllo sul corpo e sulla mente. A seconda del successivo comportamento compensatorio, possiamo classificare la patologia in due sottotipi.

  1. Il primo, denominato propriamente bulimia nervosa con condotte di eliminazione presenta un'induzione del vomito per eliminare il cibo ingerito, per evitare che il soggetto possa prendere peso. Condotte di eliminazione frequenti oltre al vomito sono l'abuso di lassativi, diuretici e specifici sciroppi emetici.
  2. Il secondo sottotipo, ovvero la bulimia senza condotte di eliminazione invece, prevede che si metta in auge un periodo più o meno lungo di ristrettezze alimentari o di completo digiuno per scongiurare il tanto temuto aumento ponderale.
    Proprio in virtù di questo, spesso la bulimia si vede associata ad un altro grave disturbo alimentare, l'anoressia, che si alternano nella loro comparsa.

Nei casi più seri, la bulimia è correlata a patologie di tipo psichiatrico, quali atti di autolesionismo per punire il corpo cattivo, al disturbo bipolare, al disturbo ossessivo-compulsivo e ai disturbi dissociativi identitari dell'io, che si presenta labile e con confini poco definiti. Molto spesso l'insorgenza della malattia è creduta erroneamente intorno all'adolescenza, ma essa può invece presentarsi a qualsiasi età, sia che riguardi soggetti di genere femminile che maschile.

Trattamento

Per gestire tale patologia, una soluzione ottimale è quella di ricorrere all'approccio psicoterapico, in associazione a un supporto farmacologico, mirato a controllare gli accessi di ansia e depressione. La terapia può consistere sia in sedute individuali che familiari, in quanto i disturbi alimentari sembrano essere direttamente collegati a rapporti e legami parentali non sistemici e disfunzionali.
Il modello terapeutico a cui si può fare riferimento è quello della psicologia cognitivo-comportamentale ad orientamento dinamico, centrata sull'obiettivo di fornire al soggetto tutti gli strumenti atti a farlo essere il centro attivo dei suoi cambiamenti funzionali, sia per quanto riguarda la gestione delle sue emozioni sia per migliorare la sistematicità dei legami affettivi con le persone a lui vicine.

L’ ANORESSIA NERVOSA

L’anoressia nervosa prevede un calo del peso corporeo di circa l'85% rispetto all'età, al sesso e all'altezza, un'intensa paura di ingrassare ed un'immagine distorta del proprio corpo percepito sempre in sovrappeso anche se in evidente sottopeso.

Tra le principali cause si prevede una bassa autostima, difficoltà nel mantenere relazioni sociali e familiari, depressione, disturbi della sessualità, sensi di colpa e sbalzi d'umore. Secondo diversi approcci psicodinamici il disturbo rispecchia la convinzione di essere completamente impotenti ed inefficaci, e può anche rispecchiare una difesa da un ambiente familiare iperprotettivo e soffocante.

Nello specifico, l'Anoressia Nervosa è:

  • un tentativo disperato di essere unici e speciali
  • un attacco al falso se promosso dalle aspettative genitoriali
  • un tentativo di far sentire gli altri, piuttosto che se stessi, avidi e impotenti
  • un tentativo difensivo di evitare proiezioni non metabolizzate da parte dei genitori
  • una richiesta sempre più pressante di aiuto per cercare di scuotere i genitori dal loro atteggiamento distratto e renderli consapevoli delle proprie sofferenze.

Trattamento

È consigliata una combinazione di psicoterapia psicodinamica individuale espressivo-supportiva e psicoterapia familiare a tempo indeterminato. La psicoterapia individuale espressivo-supportiva prevede di supportare l’Io per rafforzarlo, e quindi migliorare la percezione della realtà. Invece la psicoterapia familiare prevede di promuovere la comunicazione chiara e rafforzare in questo modo le figure familiari.

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Psicologo a Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a Roma
Iscritto all’Albo Professionale degli Psicologi della regione Lazio n. 17240
Laurea in psicologia clinica e di comunità

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